Devotion Street

La potenza che sprigiona l’india è assai difficile da descrivere se non la si è provata in prima persona. Ogni suo angolo, persona, odore è carico di fortissime suggestioni, forse tra le più intense mai vissute in un Paese straniero.

Tra i ricordi più vivi c’è sicuramente il fumo e la cenere che mi impedivano di tenere gli occhi aperti per più di pochi secondi alla volta. Intorno un ambiente che pareva essere sempre sospeso nel tempo, al di fuori di regole e leggi naturali scritte. Ho immaginato che quei posti potessero avvicinarsi ai passi dell’Inferno di Dante ma tutto entro confini di compostezza e mai caos fine a se stesso.

Ho cercato principalmente la spontaneità che potesse, seppure in parte, raccontare quello che mi si presentava davanti, in una simbolica ascesa dal “caos” verso la luce e l’ordine.


The power that India releases is almost impossible to describe unless you’ve experienced it firsthand. Every corner, every person, every scent is charged with powerful impressions — perhaps the most intense I’ve ever encountered in a foreign country.

Among the most vivid memories is the smoke and ash that made it impossible to keep my eyes open for more than a few seconds at a time. Around me, an atmosphere that seemed forever suspended in time, beyond written rules and natural laws. I imagined those places might resemble the steps of Dante’s Inferno, yet always within boundaries of composure, never descending into chaos for its own sake.

I sought above all spontaneity — something that could, even partially, convey what unfolded before me, in a symbolic ascent from chaos toward light and order.

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