Filippo Romano, geometra.

Filippo Romano era mio nonno, scomparso nel 1993.

Dopo più di venti anni ho deciso di elaborare la memoria cercando nella casa vuota dei miei nonni quanto potesse riportarmi indietro nel tempo alla mia infanzia. L’operazione è stata alquanto difficile perché la casa ha subito negli anni diverse modifiche e perdite. La presenza più viva nella casa è quella di mio nonno con una serie di oggetti della sua vita quotidiana ancora presenti quasi nello stesso ordine di venti anni fa.

I soggetti del progetto raccontano in parte ciò che mio nonno è stato per l’intera famiglia e ciò che invece è fortemente legato al suo ricordo. La quotidiana racconta chi egli fosse, il suo lavoro, le sue passioni, la famiglia il credo religioso e politico, la sua umanità .Ho scelto di contestualizzare il progetto utilizzando come set i pavimenti rimasti immutati negli anni.

Aprile 2017


Filippo Romano was my grandfather, who passed away in 1993.

More than twenty years later, I decided to process his memory by exploring my grandparents’ empty house, searching for anything that could take me back to my childhood. The process was quite difficult, as the house had undergone several changes and losses over the years. The most vivid presence there remains my grandfather’s — a series of objects from his daily life still resting almost in the same order as twenty years ago.

The subjects of the project partly tell who my grandfather was for the whole family, and what is deeply tied to his memory. The everyday objects speak of who he was — his work, his passions, his family, his religious and political beliefs, his humanity. I chose to contextualize the project by using the floors of the house, which have remained unchanged over the years, as the setting.

April 2017

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